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quarta-feira, 9 de dezembro de 2015

Il Museo della Memoria, Sicília, Italia -- O Museu da Memória, Sicília, Itália

Il Museo della Memoria ripercorre attraverso numerosi reperti, divise, elmetti, mezzi militari, documenti inediti e fotografie le drammatiche vicende che videro la Sicilia nel 1943 fronte durante la seconda guerra mondiale. Il percorso e l’impianto didattico ampliamente documentato accompagnano i visitatori attraverso un fantastico viaggio nel tempo.



La collezione privata diventa virtù pubblica.

Il Museo della Memoria risulta aperto al pubblico e al mondo.

IL Museo è anche un luogo di trasmissione della memoria storica, elemento fondamentale per l’identità individuale e collettiva. Il Museo non è solo una raccolta di reperti bellici, ma è un luogo che interagisce con i visitatori che dal percorso museografico possono trarre, non solo godimento dei beni esposti ma essere stimolati in riflessioni.

Il Museo della Memoria è dedicato all’avvenimento storico dello sbarco in Sicilia nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, che avviò l’Italia tutta verso la liberazione dall’occupazione tedesca.

Infatti il 10 Luglio 1943 le truppe americane ed inglesi sbarcarono nella Sicilia orientale rispettivamente nei pressi di Gela e Scoglitti e presso le Coste di Pachino e Portopalo di Capo Passero.

Gli alleati occuparono con molta facilità la parte della Sicilia occidentale mentre le truppe inglesi e canadesi incontrarono la resistenza italo – tedesca nella Sicilia orientale.

Il Museo ripercorre le tappe dell’occupazione anglo americana in Sicilia durante la seconda guerra mondiale.

Storie di uomini e idee, storie di strumenti militari, creati dagli uomini raccontate sul filo della memoria.

La nascita del Museo ha il fine di creare qualcosa di perenne, che recuperasse la memoria storica che appartiene a tutti di diritto e trasferisce un ricordo indelebile dalla memoria degli anziani a quella fresca e vitale delle giovani generazioni, futuro che non consegni tout cour alla storigorafia gli orrori della guerra e sia consapevole del valore della libertà e del prezzo che ogni uomo deve pagare per conquistarla e mantenerla.

Nessuno ricorda più gli eroi d’altri tempi, giovani che nel nome della loro bandiera offrivano in sacrificio la loro esistenza per difendere i colori della loro patria. Ma nell’era della tecnologia, il mondo proteso al futuro e all’innovazione arranca sul sentiero del passato e dei ricordi, dimenticatoio del sacrificio di chi, con le sue azioni coraggiose e disinteressate, ha contribuito a creare un pezzo della storia che oggi viviamo.

Questo sito è dedicato a tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita sui campi di battaglia di tutto il mondo per garantire la libertà di cui oggi godiamo. Il loro sacrificio rappresenta l’espressione della natura umana che tutti dovremmo apprezzare sopra ogni altra cosa:

l’altruismo.

This site is dedicated to all those brave men who sacrificed their lives on the battlefields of the world to secure the freedom we enjoy today. We must not forget them because their sacrifice symbolises an aspect of humanity that we should all cherish :
selflessness.
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La seconda guerra mondiale

Passati gli anni dell’ unità d’Italia, le spedizioni in Africa, la guerra Italo – Turca e la prima guerra mondiale, l’evento più importante della storia contemporanea che riguarda la Sicilia e Messina è sicuramente la seconda guerra mondiale ed in particolare l’Operazione Husky ovvero lo sbarco in Sicilia che fu la più grande operazione anfibia del secondo conflitto mondiale in relazione al numero di divisioni ( 7 contro 5 dello sbarco in Normandia ) sbarcate entro il primo giorno d’invasione.

Si coglie l’occasione per dimostrare a tanti storici poco attenti o distratti da altri eventi, quale sia stata l’importanza di questa operazione per la sconfitta dell’esercito Italotedesco.

Proprio dalla Sicilia infatti partì l’invasione dell’Italia da parte Angloamericana segnando l’inizio della liberazione dell’Italia ed il conseguente tracollo del dominio nazista in Europa.

Perchè la Sicilia?

Già nel 1941 era stato programmato dagli alleati uno piano d’invasione della Sicilia denominato Whipcord, con sbarchi da effettuarsi contemporaneamente a Palermo, Milazzo, Catania ed Augusta ma che fu nello stesso anno annullato in previsione del piano d’invasione del 1943.

La decisione dello sbarco nacque durante la conferenza di Casablanca nel febbraio del 1943 nell’incontro tra Churchill e Roosevelt

I due leaders notando che i loro stati maggiori non avevano piani strategici a lungo termine, mancavano cioè di un piano offensivo di largo respiro, un’operazione in grande stile tale sia da aprire un secondo fronte in Europa allo scopo di alleggerire lo sforzo delle truppe Sovietiche contro quelle Tedesche, sia da iniziare la liberazione dell’Italia.

Ci si rese subito conto che per motivi strategici la Sicilia era la zona meglio indicata per uno sbarco, poiché la Sardegna e la Corsica, anche se più vicine alle coste Francesi, non erano un punto fondamentale per la distruzione del dominio nazifascista nella penisola, ovviamente la tesi Inglese sullo scelta della Sicilia era anche mossa da un certo interesse imperialistico nei confronti dell’isola, gli Americani infatti temevano che gli Inglesi potessero considerare la Sicilia come una seconda Malta.

Si pensò anche ad un azione sui Balcani che venne scartata per le difficoltà tecniche che essa presentava, prevalse così l’ipotesi Inglese e la Sicilia fu scelta come obiettivo di un grande sbarco.

Nel frattempo mentre gli Italiani avevano in un certo senso previsto che esso sarebbe stato effettuato in Sicilia, i Tedeschi invece pensando erroneamente alla Sardegna e la Corsica (grazie alle azioni di depistaggio), bloccarono l’afflusso delle divisioni Tedesche verso l’isola cancellando forse così l’ultima possibilità di contrastare e rendere inefficace lo sbarco.

Il Depistaggio: l’Operazione Mincemeat

Nell’ autunno del 1942, quando l’invasione del nord Africa era in pieno svolgimento e procedeva verso il successo, gli strateghi Angloamericani stavano già pensando all’operazione successiva da compiere, fissando agli inizi del 43 come prossimo obiettivo la Sicilia.

Tuttavia l’invasione dell’isola poteva essere prevista dall’avversario. Si ideò quindi un piano diversivo con lo scopo di far credere al nemico che il prossimo sbarco non sarebbe avvenuto in Sicilia distogliendone così l’attenzione ma soprattutto le forze nemiche.

Nacque così l’Operazione Mincemeat che scattò il 30 aprile 1943.

Si decise di far ritrovare nelle acque della Spagna il cadavere di un finto giovane ufficiale Inglese caduto in mare con un aereo diretto in nord Africa (luogo in cui vi era il Comando Generale alleato), il 30nne maggiore William Martin, con addosso documenti comprovanti che lo sbarco sarebbe avvenuto in Grecia o in un altro punto del Mediterraneo occidentale, ma non in Sicilia che invece era utilizzata come copertura per gli obiettivi reali.

L’operazione era molto rischiosa perché se qualcosa fosse andata storta, i Tedeschi avrebbero capito che lo sbarco sarebbe realmente avvenuto in Sicilia.

Invece tutto andò per il verso giusto, i Tedeschi recuperarono il cadavere del finto ufficiale e visionarono i documenti giudicandoli attendibili e credendo così che l’attacco alleato sarebbe avvenuto in Sardegna con uno sbarco sussidiario in Grecia.

Di conseguenza l’Alto Comando Tedesco trasferì un’intera divisione corazzata dalla Francia in Grecia, fece collocare campi di mine al largo della costa Greca, ed installare numerose batterie costiere.

Inoltre un intero gruppo di dragamine venne trasferito in Grecia dalla Sicilia, un’unità corazzata fu inviata in Corsica mentre furono rafforzate le difese sulla costa della Sicilia settentrionale dove lo sbarco non avvenne.

Tutti questi cambiamenti e scombussolamenti provocati dall’esito positivo dell’Operazione Mincemeat fece indebolire notevolmente le forze di difesa Tedesche presenti in Sicilia rendendone sicuramente più facile lo sbarco e probabilmente risparmiando la vita di migliaia di soldati .

In realtà, tale operazione non fu da sola determinante per la conquista della Sicilia, infatti gli stessi Tedeschi, nonostante tutto, non avevano nessuna intenzione di difendere ad oltranza le basi aeree e navali Siciliane, abbandonandole in caso di estremo pericolo allo scopo di salvare così uomini e mezzi da poter utilizzare in successive battaglie lungo lo stivale Italiano. E così accade.





Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.


--br via tradutor do google
O Museu da Memória, Sicília, Itália


O Museu da Memória traça através de inúmeros artefatos, uniformes, capacetes, veículos militares, documentos e fotografias inéditas dos acontecimentos dramáticos que viu a frente da Sicília em 1943, durante a Segunda Guerra Mundial. O caminho eo sistema educacional amplamente documentado visitantes assumem uma fascinante viagem através do tempo.

A coleção particular torna-se virtude pública.

O Museu de Memória é aberto ao público e para o mundo.

O museu também é um lugar para a transmissão da memória histórica, um elemento-chave para a identidade individual e coletiva. O Museu não é apenas uma coleção de relíquias de guerra, mas é um lugar que interage com os visitantes do museu itinerário pode levar, não só gozo das exposições, mas ser reflexões estimuladas.

O Museu de memória é dedicado a aterragem histórica do evento, na Sicília em 1943, durante a Segunda Guerra Mundial, que começou a Itália todo o caminho para a libertação da ocupação alemã.

Para 10 de julho de 1943 soldados norte-americanos e britânicos desembarcaram na Sicília oriental, respectivamente perto de Gela e Scoglitti e nas costas de Pachino e Portopalo.

Os Aliados ocuparam muito facilmente a parte da Sicília ocidental, enquanto as tropas britânicas e canadenses encontraram resistência Italiano - Alemão, no leste da Sicília.

O museu reconstitui os passos da Anglo American na Sicília durante a Segunda Guerra Mundial.

Histórias de homens e idéias, histórias de instrumentos militares, criados por homens contada através de memórias.

O nascimento do Museu visa criar algo permanente, ele recuperou a memória histórica que pertence a todos os movimentos certos e memórias duradouras da memória dos idosos ao fresco e vital da geração mais jovem, o futuro não fornecimento tout court para storigorafia os horrores da guerra e estão conscientes do valor da liberdade e do preço que todo homem deve pagar para ganhá-la e mantê-la.

Ninguém se lembra os heróis do passado, os jovens, em nome de sua bandeira oferecido em sacrificar suas vidas para defender as cores de sua pátria. Mas na era da tecnologia, o mundo se estendia para o futuro e inovação caminhando o caminho do passado e memórias, esquecido o sacrifício de todos aqueles que, com suas ações corajosas e altruístas, ele ajudou a criar um pedaço da história que vivemos agora .

Este site é dedicado a todos aqueles que sacrificaram suas vidas nos campos de batalha ao redor do mundo para garantir a liberdade que desfrutamos hoje. O seu sacrifício é a expressão da natureza humana que todos nós devemos apreciar acima de tudo:

 altruísmo.

Este site é dedicado a todos aqueles bravos homens que sacrificaram suas vidas nos campos de batalha do mundo para garantir a liberdade que desfrutamos hoje. Nós não devemos esquecê-los porque o seu sacrifício simboliza um aspecto da humanidade que todos nós devemos valorizar:

abnegação.


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II Guerra Mundial


Depois de anos de 'unificação da Itália, os embarques para a África, a guerra Italo - turco e I Guerra Mundial, o evento mais importante da história contemporânea que diz respeito Sicília Messina e é definitivamente a Segunda Guerra Mundial e, em particular, 'Operação Husky ou desembarque na Sicília foi a maior operação anfíbia da Segunda Guerra Mundial em relação ao número de divisões (7 vs. 5 do desembarque na Normandia) aterrissou no primeiro dia da invasão.

Aproveitamos esta oportunidade para provar a muitos historiadores desatentos ou distraídos por outros eventos, qual era o significado desta para a derrota do Italotedesco.

Direito da Sicília, de facto, ele deixou a invasão anglo-americana da Itália, marcando o início da libertação da Itália e do subsequente colapso do regime nazista na Europa.

Por Sicília?


Já em 1941, foi planejado pelos aliados um plano de invasão da Sicília chamados whipcord, com desembarques a ser realizado simultaneamente em Palermo, Milazzo, Catania e Augusta, mas que foi cancelado no mesmo ano, em antecipação do plano de invasão de 1943.

A decisão do desembarque nasceu durante a Conferência de Casablanca em fevereiro de 1943 de encontro entre Churchill e Roosevelt

Os dois líderes observando que suas equipes não tinha planos estratégicos a longo prazo, que está faltando um plano de ofensiva de grande alcance, uma operação em grande forma isso é abrir uma segunda frente na Europa para aliviar a pressão sobre as tropas soviética contra a Alemanha, é iniciar a libertação da Itália.

Ele rapidamente percebeu que, por razões estratégicas Sicília foi a área mais adequada para uma aterragem, como a Sardenha ea Córsega, embora mais perto da costa francesa, foram um ponto-chave para a destruição da dominação nazi-fascista na península, é claro tese sobre a escolha Inglês da Sicília também foi movida por algum interesse imperialista contra a ilha, na verdade, os americanos temiam que os britânicos poderiam considerar a Sicília como uma segunda Malta.

Ele foi pensado também para uma ação nos Balcãs, que foi rejeitado pelas dificuldades técnicas que apresentou, de modo a hipótese prevaleceu Inglês e Sicília foi escolhido como o destino de um grande desembarque.

Enquanto isso, enquanto os italianos estavam em um sentido desde que seriam realizados na Sicília, os alemães erroneamente pensam em vez de Sardenha e Córsega (graças às ações de rastreio), eles bloquearam o fluxo de divisões alemãs para a ilha, eliminando talvez por isso a última chance de lutar e fazer ineficaz pouso.

A reciclagem: Operação Mincemeat

Outono de 1942, quando a invasão do norte da África estava em pleno andamento e estava avançando em direção ao sucesso Nell ', estrategistas anglo-americanos já estavam pensando sobre o próximo passo a ser dado, definindo o início da 43 próximo alvo Sicília.

No entanto, a invasão da ilha poderia ser esperado pelo adversário. Ele então criou um plano de desvio com o objetivo de fazer o inimigo acreditar que o próximo pouso não teria ocorrido na Sicília distogliendone assim que a atenção acima de todas as forças inimigas.

Assim nasceu a Operação Mincemeat que estalou 30 de abril de 1943.

Decidiu-se encontrar peixes em águas espanholas o cadáver de um jovem oficial Inglês falso caiu no mar com um plano para o Norte de África (onde houve o aliado Comando Geral), o 30nne major William Martin, usando documentos que comprovem que o desembarque terá lugar na Grécia ou em outras partes do Mediterrâneo ocidental, mas não na Sicília que, em vez foi utilizado como uma cobertura para os verdadeiros objectivos.

A operação foi muito arriscado, porque se algo der errado, os alemães teriam entendido que o desembarque seria realmente aconteceu na Sicília.

Mas tudo correu da maneira certa, os alemães recuperado o cadáver de documentos oficiais falsificados e visionarono julgar confiança e assim por acreditar que o ataque aliado terá lugar na Sardenha com uma subsidiária desembarque na Grécia.

Como resultado, o Alto Comando Alemão mudou toda uma divisão blindada da França para a Grécia, ele colocou campos minados ao largo da costa grega, e instalar inúmeras baterias da costa.

Além disso, um grupo inteiro de caça-minas foi transferido para a Grécia da Sicília, unidade blindada foi enviado para a Córsega e foram reforçadas defesas na costa norte da Sicília, onde o desembarque não aconteceu.

Todas essas mudanças e rupturas causadas pelo resultado positivo da Operação Mincemeat havia enfraquecer significativamente as forças de defesa alemãs na Sicília definitivamente tornando mais fácil para aterrar e provavelmente salvar a vida de milhares de soldados.

Na verdade, esta operação não era o único determinante para a conquista da Sicília e estes mesmos alemães, apesar de tudo, eles não tinham intenção de defender até o fim o ar e bases navais siciliano, abandonando-os em caso de extremo perigo, a fim de salvá-lo homens e equipamentos que podem ser usados ​​em batalhas subseqüentes ao longo da bota italiana. E assim é.



The Romanian Literature Museum from Iassy -- O Museu de Literatura romeno Iassy

'Dosoftei' House is the museum of the old Romanian literature, being part of the Romanian Literature Museum. 

It is situated in the old part of the city, near the princely house, found today across the Princely church and the Palace of Culture ( 'Moldova' National Museum Complex) and not far away from 'Three Hierarchs' church - headquarters of the first Moldavian printing house from the age of Vasile Lupu and Varlaam. The present museum building is considered to be one of the oldest Iasi buildings, attested in documents in the age of Prince Antonie Ruset and of scholar and Metropolitan Bishop Dosoftei between 1673 and 1679. 

At first the documents mention that the building was part of the princely court annexes, after the capital was moved from Suceava to Iasi. 

Until 1686 here functioned the printing house of Metropolitan Bishop Dosoftei. The books printed here fully contributed to extending the use of the Romanian language to religious institutions. The exhibits are displayed in three rooms: two on the ground floor and one on the first floor. The visitor can see how the exhibits circulated and interfered with the other regions. 




Sticking to this line of reasoning it is simpler to pursue the evolution of the old Romanian literature in Iasi which has always been the spiritual core of Moldavia. This is the very explanation of the permanent exhibition including samples of old Romanian language the way it used to be spoken in the territories inhabited by Romanians (irrespective of the place of their printing and copying). Here it is a short presentation of the material on display:


illustrations of old Romanian literature up to 1830, the role of cultural Iasi and its personalities, the beginnings of literature in the Paleoslavonic language and above all the age of penmanship and miniature art;

the beginnings of writing in the Romanian language - 'Neacsu's Letter' (1521) and 'The Apostle' copied in Brasov (1559) - considered to be the oldest exhibit - dated Romanian manuscript;

the beginnings of printing in Iasi - 'Romanian Learning Book' or 'Homiliary' (1643) - the first print of Moldavia;

the history of printing in Iasi, but also in other Romanian provinces from the 17th century - "Romanian Learning Book' or 'Vasile Lupu's Code of Laws' - the first law book of Moldavia;

presentation of the activity of Metropolitan Bishop and scholar Dosoftei (Verse Book, 1673);

prints of other great Romanian scholars from Iasi ('Bucharest Bible', 1688 - one of the translators is Nicolae Milescu);

history of literature from the 18th century and of printing from early 19th century;

the historical literature in Iasi, beginnings of historiography in the Romanian language (the age of the great chroniclers). The building was restored by the Department of Historic Monuments between 1962 and 1968, and the museum was inaugurated on the 7th of August 1970. After 1968 the building underwent more changes. The museum staff includes a graduate specialist and two supervisors.







colaboração: Gabriela Mangirov

http://www.cimec.ro/muzee/iasi/eng/index.htm

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O Museu de Literatura romeno Iassy

'Dosoftei' House é o museu da literatura romena de idade, sendo parte do Museu de Literatura romeno. Ele está situado na parte antiga da cidade, perto da casa principesco, encontrados hoje em toda a igreja principesco e do Palácio da Cultura (Museu Nacional da Moldávia Complex) e não muito longe da igreja "Três Hierarquias '- a sede do primeiro Casa de impressão moldávio a partir da idade de Vasile Lupu e Varlaam. 

O actual edifício do museu é considerado um dos mais antigos edifícios Iasi, atestada em documentos na era do príncipe Antonie Ruset e de estudioso e Metropolitan Bishop Dosoftei entre 1673 e 1679. A princípio, os documentos mencionam que o edifício era parte do principado tribunal anexos, após a capital foi transferida de Suceava a Iasi. Até 1686 funcionou aqui a casa impressão de Metropolitano Bispo Dosoftei. Os livros impressos aqui totalmente contribuiu para a ampliação da utilização da língua romena a instituições religiosas. As exposições são exibidos em três quartos: dois no térreo e outra no primeiro andar. O visitante pode ver como as exposições circulou e interferiu com as outras regiões.

Aderindo a esta linha de raciocínio é mais simples para o exercício da evolução da antiga literatura romena em Iasi, que sempre foi o núcleo espiritual da Moldávia. Esta é a própria explicação da exposição permanente, incluindo amostras de língua romena velha do jeito que costumava ser falado nos territórios habitados por romenos (independentemente do local da sua impressão e cópia). Aqui está uma breve apresentação do material em exposição:

ilustrações da literatura romena de idade até 1830, o papel de Iasi cultural e suas personalidades, os primórdios da literatura na língua Paleoslavonic e acima de tudo a idade de caligrafia e arte em miniatura;

os primórdios da escrita na língua romena - "Carta da Neacsu '(1521) e" O Apóstolo "copiado em Brasov (1559) - considerada a mais antiga exposição - datado manuscrito romeno;

o início de impressão em Iasi - "Romanian Aprendizagem Livro 'ou' Homiliary '(1643) - a primeira impressão da Moldávia;

a história da impressão em Iasi, mas também em outras províncias romenas do século 17 - "Romanian Aprendizagem Livro 'ou' Código de Leis de Vasile Lupu '- o primeiro livro de lei da Moldávia;

apresentação da actividade do Metropolitano Bispo e estudioso Dosoftei (Verso Livro, 1673);

gravuras de outros grandes estudiosos romena de Iasi ('Bucareste Bíblia', 1688 - um dos tradutores é Nicolae Milescu);

história da literatura do século 18 e de imprimir a partir do início do século 19;
a literatura histórica em Iasi, começos da historiografia em língua romena (a idade dos grandes cronistas). O prédio foi restaurado pelo Departamento de Monumentos Históricos, entre 1962 e 1968, e o museu foi inaugurado no dia 7 de Agosto de 1970. Depois de 1968 o edifício sofreu mais mudanças. A equipe do museu inclui um especialista em pós-graduação e dois supervisores.

South African Museum -- Museu Sul-Africano

The South African Museum houses more than one and a half million specimens of scientific importance. The collections now range from fossils almost 700-million years old to insects and fish caught last week. There are also stone tools made by people 120 000 years ago, traditional clothes from the last century, and T-shirts printed yesterday.




The South African Museum was founded in 1825. In 1897 the Museum moved to its present building in the historic Company's Garden. Since then millions of visitors have wandered its halls and corridors to be stimulated and inspired by its collections and exhibitions. They have left the Museum with a better understanding of the earth and its biological and cultural diversity, past and present.

For every object on exhibition at the South Museum, there are thousands more carefully stored away. The Museum houses more than one and a half million specimens of scientific importance.

For nearly 200 years scientists at the Museum have been adding to these collections and studying them.

The collections now range from fossils almost 700 million years old to insects and fish caught last week. There are also stone tools made by people 120 000 years ago, traditional clothes from the last century, and T-shirts printed yesterday. 

Only machine-made objects and clones can be exactly the same. Each natural object is slightly different from all the others. We need many examples of each type or species of animal to find out how they vary so that we can be sure we have identified them correctly.

We must collect different animals from one place to find out how many there are. We must also collect many examples of each kind to find out which ones are most common. This helps us understand how all animals and plants contribute to making our environment work.


Without museum collections we would have no permanent record of extinct animals like dinosaurs. Neither would we have examples of artefacts made by our ancestors two million years ago or cultural objects used by people over the centuries.

Today’s collections will show our grand-children what our world was like.

If more species become extinct, examples already safely stored in a museum will be the only direct evidence that they ever existed.

All scientists ask questions, lots of them. Museum scientists are no different. They just ask slightly different ones.

The single, most important, question is ‘What is it?’. Museum scientists work to answer this question. In some cases they can decide that new examples or specimens are the same as others they have already identified. In other cases the new specimens will be different from anything known so far. Taxonomists describe the new specimen and decide how it relates to other known species.

Only afterwards can we hope to answer other questions like ‘How many different species live in this area?’ and ‘Are there more of some species than others?’ Biologists who study biological diversity, or biodiversity as it is usually called today, work to answer these questions. The answer helps us understand today’s world and how the past differed from the present.

Then ‘Where does this species live?’ You need to know this before you can answer ‘Can you predict where you will find this animal?’ Biogeographers map where different animal species are found and match this with the plants that occur in the same regions.

We also ask ‘What is the relationship between animals, including humans, and their environment?’ and ‘How do they react to the other animals with which they live?’ Ecologists try to answer these questions, which are very difficult because many different aspects are involved.

Or ‘How have humans and other animals evolved?’ The fossilized bones of long-dead animals help palaeontologists to discover how modern animals evolved to be as they are.

And ‘How did our ancestors live?’ Archaeologists and ethnographers study artefacts, which are all the things made or used by people, to work out how people lived in the past.

Without the work of museum scientists your questions about the world around you would not be answered. You would not know whether the rock you picked up is really an ancient stone tool or fossil, or why people say elephants are related to dassies.

If we are to keep our world intact, we must understand how it works. Museum scientists are helping to make sure we know enough to be able to measure the effects of our actions so as not to damage our environment.

Every species of plant and animal has a part to play in keeping our environment intact. New extinctions will indicate that all is not well. Every species that dies upsets the balance that we need for our survival. Museum scientists are playing a major part in identifying species so we can keep a check on them.

Promising new sources of food are discovered. Museum marine scientists identify fish and other sea creatures that we may be able to harvest for food in the future.

They study them so that we will know how to sustain stocks and not take too many animals.

Insects are everywhere. By learning more about them, museum entomologists help in the fight to stop them ruining our fruit and vegetables, and giving us illnesses like malaria.

You can be sure that every new display in the Museum is accurate and up to date.

Museum scientists form part of the team that puts on displays, in order to make sure that you have the best and latest information.

Your child’s school can attend classes at the Museum. The education officers supplement school courses and offer a hands-on approach because the scientists share their special knowledge with them.

Take advantage of the opportunity to visit the Museum’s storerooms and laboratories. Scientists often lead guided tours that show you what happens behind-the-scenes. This is an ideal way to find out more about how a museum works and to see some of the thousands of objects that are not on display.

Museum scientists are keen to tell you about their work, so they are happy to give talks to schools, clubs and any other group that is interested. Just phone to make an arrangement.

You can ask them to identify puzzling objects. Either phone or leave your specimen at the Museum to be looked at later. Be sure not to collect objects that may be rare or protected by the law. Rather report what you saw and take a photograph if you can.

Some museum taxonomists provide professional identifications for commercial enterprises.

Museum scientists can be called upon to act as expert witnesses in legal cases.

Museum scientists undertake environmental impact assessments, which help protect our heritage.




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Museu Sul-Africano

As casas Museu Sul-Africano mais de um milhão e meio de exemplares de importância científica. As coleções agora variam de fósseis de quase 700 milhões de anos de idade para insetos e peixes capturados na semana passada. Há também ferramentas de pedra feitas por pessoas de 120 000 anos, a roupa tradicional do século passado, e camisetas impressas ontem.

O Museu Sul-Africano foi fundada em 1825. Em 1897, o museu mudou-se para o atual edifício no Jardim da Companhia histórico. Desde então, milhões de visitantes se desviaram de seus salões e corredores de ser estimulado e inspirado por suas coleções e exposições. Eles deixaram o Museu com uma melhor compreensão da Terra e da sua diversidade biológica e cultural, passado e presente.

Para cada objeto em exposição no Museu do Sul, existem milhares mais cuidadosamente guardado. O museu abriga mais de um milhão e meio de exemplares de importância científica.

Por quase 200 anos os cientistas do Museu foram adicionando a esses acervos e estudá-los.

As coleções agora variam de fósseis de quase 700 milhões de anos a insetos e peixes capturados na semana passada. Há também ferramentas de pedra feitas por pessoas de 120 000 anos, a roupa tradicional do século passado, e camisetas impressas ontem.

Apenas os objetos feitos à máquina e clones pode ser exatamente o mesmo. Cada objeto natural é um pouco diferente de todos os outros. Precisamos de muitos exemplos de cada tipo ou espécie de animal para descobrir como eles variam para que possamos ter certeza de que nós identificamos-los corretamente.

Devemos recolher animais diferentes de um lugar para descobrir quantos existem. Nós também deve coletar muitos exemplos de cada tipo de descobrir quais são as mais comuns. Isso nos ajuda a entender como todos os animais e plantas contribuem para tornar o nosso ambiente de trabalho.


Sem coleções de museus teríamos nenhum registro permanente de animais extintos, como dinossauros. Nem teríamos exemplos de artefatos feitos pelos nossos antepassados ​​dois milhões de anos atrás ou objetos culturais utilizados por pessoas ao longo dos séculos.

Colecções de hoje vai mostrar os nossos netos que o nosso mundo era.

Se mais espécies extintas, os exemplos já armazenados com segurança em um museu será a única evidência direta de que eles nunca existiu.

Todos os cientistas fazer perguntas, muitas delas. Os cientistas do Museu não são diferentes. Eles só pedir um pouco diferentes.

O single, mais importante, questão é 'O que é isso?'. Os cientistas do Museu trabalhar para responder a esta pergunta. Em alguns casos, eles podem decidir que novos exemplos ou amostras são os mesmos que os outros já identificados. Em outros casos, as novas amostras será diferente de qualquer coisa conhecida até agora. Taxonomistas descrever o novo espécime e decidir como se relaciona com outras espécies conhecidas.

Só depois é que podemos esperar para responder a outras perguntas como "Quantas espécies diferentes vivem nesta área?" E "Há mais de algumas espécies do que os outros?" Os biólogos que estudam a diversidade biológica, ou biodiversidade, uma vez que é geralmente chamado de hoje, o trabalho de responda estas perguntas. A resposta nos ajuda a compreender o mundo de hoje e como o passado era diferente da atual.

Em seguida, 'Onde é que esta espécie vive?' Você precisa saber isso antes de você pode responder 'Você pode prever onde vai encontrar este animal? "Mapa biogeógrafos onde diferentes espécies de animais são encontrados e combinar isso com as plantas que ocorrem nas mesmas regiões .

Pedimos também 'Qual é a relação entre os animais, incluindo seres humanos, e seu meio ambiente? "E" Como eles reagem aos outros animais com os quais eles vivem? "Ecologistas tentar responder a estas questões, que são muito difícil, porque muitos aspectos diferentes estão envolvidos.

Ou 'Como ter humanos e outros animais evoluíram? "Os ossos fossilizados de animais mortos há muito tempo ajudar paleontólogos a descobrir como os animais modernos evoluíram para ser como elas são.

E 'Como é que os nossos antepassados ​​viver?' Arqueólogos e etnógrafos artefatos de estudo, que são todas as coisas feitas ou usadas por pessoas, para trabalhar fora como as pessoas viviam no passado.

Sem o trabalho dos cientistas do museu as suas perguntas sobre o mundo ao seu redor não seriam respondidas. Você não saberia se a rocha que você pegou é realmente uma ferramenta de pedra antiga ou fóssil, ou por que as pessoas dizem que os elefantes estão relacionados com dassies.

Se quisermos manter o nosso mundo intacto, devemos entender como ele funciona. Os cientistas do Museu estão a ajudar a certificar-se de que sabemos o suficiente para ser capaz de medir os efeitos de nossas ações, de modo a não prejudicar o meio ambiente.

Todas as espécies de plantas e animais tem um papel a desempenhar para manter nosso ambiente intacto. Novas extinções irá indicar que nem tudo está bem. Cada espécie que morre perturba o equilíbrio que precisamos para a nossa sobrevivência. Os cientistas do Museu estão desempenhando um papel importante na identificação de espécies para que possamos manter um controlo sobre eles.

Novas fontes promissoras de alimentos são descobertos. Museu cientistas marinhos identificar peixes e outras criaturas marinhas que podem ser capazes de colher para alimentar no futuro.

Eles estudá-los para que possamos saber como manter estoques e não tomar muitos animais.

Insetos estão por toda parte. Ao aprender mais sobre eles, entomologistas museu ajudar na luta para detê-los arruinar nossa frutas e legumes, e dando-nos doenças como a malária.

Você pode ter certeza que cada nova exposição no Museu é preciso e atualizado.

Os cientistas do Museu fazem parte da equipe que coloca em monitores, a fim de se certificar de que você tem o melhor e mais recentes informações.

A escola de seu filho pode frequentar as aulas no Museu. Os oficiais de educação complementar cursos escolares e oferecer um hands-on abordagem, porque os cientistas compartilhar seu conhecimento especial com eles.

Aproveite a oportunidade para visitar armazéns e laboratórios do Museu. Os cientistas muitas vezes levam visitas guiadas que mostram o que acontece por trás das cenas. Esta é uma maneira ideal para saber mais sobre como um museu obras e ver alguns dos milhares de objetos que não estão em exposição.

Os cientistas do Museu estão ansiosos para falar sobre seu trabalho, então eles estão felizes em dar palestras para escolas, clubes e qualquer outro grupo que está interessado. Basta telefonar para fazer um acordo.

Você pode pedir-lhes para identificar objetos enigmáticos. De qualquer telefone ou deixe seu espécime no Museu de ser olhado mais tarde. Não se esqueça de recolher objetos que podem ser raros ou protegido pela lei. Em vez relatar o que viu e tirar uma fotografia, se puder.

Alguns taxonomistas museu fornecer identificações profissionais para empresas comerciais.

Os cientistas do Museu pode ser chamado para atuar como peritos em processos judiciais.

Os cientistas do Museu realizar avaliações de impacto ambiental, que ajudam a proteger o nosso património.

O galeão San José terá o seu museu, resta saber se lá dentro estará um tesouro, será construído em Cartagena, Colombia -- O galeão San José terá o seu museu,...

O Presidente colombiano não avançou o nome do seu parceiro privado. A ser encontrada, a carga de ouro e esmeraldas com que até García Márquez sonhou promete gerar polémica - é que será preciso dividi-la.



Canhões que permitiram a identificação do galeão San JoséPRESIDÊNCIA DA COLÔMBIA

Trezentos anos depois, o galeão San José começa a emergir ainda que, para já, não fisicamente. O Presidente da Colômbia revelou no sábado que os destroços da embarcação espanhola foram localizados e anunciou a intenção de criar um museu.

Depois das “óptimas notícias” da descoberta, que partilhou em primeira mão no Twitter, o Presidente colombiano apresentou-se numa conferência de imprensa na base naval de Cartagena - a localidade de onde o San José partiu para a sua derradeira viagem em 1708 - e foi peremptório: “Sem dúvida, sem qualquer espaço para dúvidas, encontrámos, 307 anos depois de se ter afundado, o galeão San José”, anunciou Juan Manuel Santos.

Para os especialistas a descoberta é inequívoca. Na base desta certeza estão os canhões de bronze feitos especificamente para esta embarcação, uma das maiores da coroa espanhola, e que puderam ser observados através de imagens captadas por um sonar, que revelou ainda peças de cerâmica e outros artefactos.

A descoberta foi levada a cabo pelo Estado colombiano numa parceria público-privada, dirigida pelo Ministério da Cultura, com a supervisão técnica do Instituto Colombiano de Antropologia e História e a colaboração de peritos internacionais, cujas identidades as autoridades preferiram não revelar.

As operações de localização do galeão terminaram a 27 de Novembro nas proximidades de Barú, uma península entre a baía de Cartagena e as Ilhas do Rosário. O processo de escavação, intervenção e conservação deverá durar vários anos.

O museu que receberá os artefactos resgatados do San José, e cuja criação o Presidente anunciou também na conferência de imprensa, será construído em Cartagena.

Não se conhece ainda a extensão dos vestígios do galeão nem se sabe se será possível trazê-lo à superfície. Para já, pelas imagens recolhidas, o que as autoridades colombianas podem dizer é que acreditam que a sua carga se encontra preservada. Dela contarão ouro, moedas de prata, esmeraldas e, possivelmente, outras pedras preciosas. De acordo com a agência Reuters, este espólio poderá valer mais de mil milhões de euros, mas basta percorrer a imprensa internacional para perceber que este não é um número consensual - há quem fale em cinco mil milhões de euros.

Referindo-se àquele que será, provavelmente, “o mais valioso tesouro encontrado na História da humanidade”, e evocando o segredo de Estado, Juan Manuel Santos escusou-se a identificar o parceiro privado que se associou a esta operação de resgate.

Os destroços do San José, tal como os de cerca de mil outras embarcações que se terão afundado naquela região ao longo dos três séculos de domínio colonial, encontram-se salvaguardados pela Convenção da UNESCO para a Protecção do Património Cultural Subaquático.

Em traços gerais, este documento de 2001, que Portugal também ratificou, defende que os galeões e outros navios naufragados que navegassem ao serviço do Estado devem ser considerados como embaixadas flutuantes, ou seja, como território do respectivo Estado. Nesse sentido, pertencem ao país de origem e não ao país em cujas águas foram encontrados. Ainda que a Organização das Nações Unidas para a Educação, Ciência e Cultura (UNESCO) seja aparentemente clara nesta matéria, a aplicação das suas directivas é depois muito díspar. Em primeiro lugar, porque muitos países não adoptaram a Convenção e, em segundo, porque se trata de uma questão delicada, de interpretação complexa, que não pode ignorar a legislação do património de cada Estado.

Recorde-se que, em 2013, a Colômbia aprovou uma nova lei relativa ao seu património submerso que, segundo os mais críticos do documento, abriu espaço para a actividade de caçadores de tesouros. A legislação prevê que as empresas interessadas em procurar navios naufragados em águas colombianas avancem com uma parcela do financiamento e, em contrapartida, recebam uma fracção da carga descoberta segundo o critério da “repetição”. Ou seja, se for encontrado um lote de moedas de ouro o governo colombiano fica com parte delas para si e outras, desde que sejam iguais, podem ser usadas como forma de pagamento à empresa.

Jesus Garcia Calero, jornalista do diário espanhol ABC especializado em assuntos de património, lamentou num artigo que o presidente “não tenha esclarecido de que forma a equipa foi assistida por uma empresa privada”.

Calero defende que o San José, “o galeão ao qual todos os caçadores de tesouros do mundo sonharam alguma vez dar o golpe”, tem uma “história que merece se contada, mas não merece ser vendida”.

O San José fazia parte da frota do rei Filipe V usada em combate contra os ingleses durante a Guerra da Sucessão espanhola. Era, para muitos, a mais importante das embarcações da armada

Ainda em 2013, a propósito da aprovação da nova lei colombiana, a UNESCO evocou a Convenção de 2001 para lembrar que “o património subaquático não deve ser vendido porque pertence a toda a humanidade".

A presidência colombiana, por seu lado, garante que os artefactos encontrados “fazem parte do Património Cultural da Nação, à excepção daquilo que a própria lei estabelece como não o sendo". Num comunicado oficial reitera-se que “a lei permite que se possa dispor dos elementos que não sejam considerados património”.

Que galeão é este?
Com 45 metros de comprimento, 13 de largura e capacidade para aproximadamente 70 canhões, o San José cruzou-se com a armada liderada pelo almirante inglês Charles Wager no dia 8 de Junho de 1708. Os ingleses procuravam impedir os barcos espanhóis de atravessarem o oceano com cargas preciosas, que serviriam para fincanciar o esforço de guerra franco-espanhol.

Uma cena de combate marítimo, que os registos históricos descrevem como violenta e intensa, terminou alegadamente com uma explosão no galeão espanhol, que foi ao fundo de imediato. Terão morrido 600 pessoas e ter-se-á perdido uma carga preciosa. Foi precisamente essa carga, um tesouro cuja existência está ainda por confirmar, que rodeou ao longo dos séculos o San José de uma aura mítica ímpar, matéria para a imaginação e para a criação.

Florentino Ariza, o herói de O Amor nos Tempos de Cólera, do Nobel Gabriel García Márquez, queria aprender a nadar e mergulhar o mais fundo possível para resgatar o seu tesouro e oferecê-lo à sua noiva à distância, Fermina. O próprio autor enumera no romance a dimensão do tesouro que o galeão transportaria nessa viagem que terminou em naufrágio: “No Panamá, onde carregara parte da sua fortuna: trezentos baús com prata do Peru e Vera Cruz, e cento e dez baús de pérolas, reunidas e contadas na ilha de Contadora. Durante o longo mês em que aqui permaneceu (...) carregaram o resto do tesouro destinado a tirar da pobreza o reino de Espanha: cento e dezasseis baús de esmeralda de Muzo e Somondoco e trinta milhões de moedas de ouro.”




http://www.publico.pt/culturaipsilon/noticia/o-galeao-san-jose-tera-o-seu-museu-resta-saber-o-que-vai-incluir-1716639


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Vamos compartilhar.



--br via tradutor do google
O galeão San José terá o seu museu, resta saber se lá dentro estará um tesouro, será construído em Cartagena, Colombia


O Presidente colombiano não avançou o nome do seu parceiro privado. A ser encontrada, a carga de ouro e esmeraldas com que até García Márquez sonhou promete gerar polémica - é que será preciso dividi-la.




Canhões que permitiram a identificação do galeão San JoséPRESIDÊNCIA DA COLÔMBIA

Trezentos anos depois, o galeão San José começa a emergir ainda que, para já, não fisicamente. O Presidente da Colômbia revelou no sábado que os destroços da embarcação espanhola foram localizados e anunciou a intenção de criar um museu.

Depois das “óptimas notícias” da descoberta, que partilhou em primeira mão no Twitter, o Presidente colombiano apresentou-se numa conferência de imprensa na base naval de Cartagena - a localidade de onde o San José partiu para a sua derradeira viagem em 1708 - e foi peremptório: “Sem dúvida, sem qualquer espaço para dúvidas, encontrámos, 307 anos depois de se ter afundado, o galeão San José”, anunciou Juan Manuel Santos.

Para os especialistas a descoberta é inequívoca. Na base desta certeza estão os canhões de bronze feitos especificamente para esta embarcação, uma das maiores da coroa espanhola, e que puderam ser observados através de imagens captadas por um sonar, que revelou ainda peças de cerâmica e outros artefactos.

A descoberta foi levada a cabo pelo Estado colombiano numa parceria público-privada, dirigida pelo Ministério da Cultura, com a supervisão técnica do Instituto Colombiano de Antropologia e História e a colaboração de peritos internacionais, cujas identidades as autoridades preferiram não revelar.

As operações de localização do galeão terminaram a 27 de Novembro nas proximidades de Barú, uma península entre a baía de Cartagena e as Ilhas do Rosário. O processo de escavação, intervenção e conservação deverá durar vários anos.

O museu que receberá os artefactos resgatados do San José, e cuja criação o Presidente anunciou também na conferência de imprensa, será construído em Cartagena.

Não se conhece ainda a extensão dos vestígios do galeão nem se sabe se será possível trazê-lo à superfície. Para já, pelas imagens recolhidas, o que as autoridades colombianas podem dizer é que acreditam que a sua carga se encontra preservada. Dela contarão ouro, moedas de prata, esmeraldas e, possivelmente, outras pedras preciosas. De acordo com a agência Reuters, este espólio poderá valer mais de mil milhões de euros, mas basta percorrer a imprensa internacional para perceber que este não é um número consensual - há quem fale em cinco mil milhões de euros.

Referindo-se àquele que será, provavelmente, “o mais valioso tesouro encontrado na História da humanidade”, e evocando o segredo de Estado, Juan Manuel Santos escusou-se a identificar o parceiro privado que se associou a esta operação de resgate.

Os destroços do San José, tal como os de cerca de mil outras embarcações que se terão afundado naquela região ao longo dos três séculos de domínio colonial, encontram-se salvaguardados pela Convenção da UNESCO para a Protecção do Património Cultural Subaquático.

Em traços gerais, este documento de 2001, que Portugal também ratificou, defende que os galeões e outros navios naufragados que navegassem ao serviço do Estado devem ser considerados como embaixadas flutuantes, ou seja, como território do respectivo Estado. Nesse sentido, pertencem ao país de origem e não ao país em cujas águas foram encontrados. Ainda que a Organização das Nações Unidas para a Educação, Ciência e Cultura (UNESCO) seja aparentemente clara nesta matéria, a aplicação das suas directivas é depois muito díspar. Em primeiro lugar, porque muitos países não adoptaram a Convenção e, em segundo, porque se trata de uma questão delicada, de interpretação complexa, que não pode ignorar a legislação do património de cada Estado.

Recorde-se que, em 2013, a Colômbia aprovou uma nova lei relativa ao seu património submerso que, segundo os mais críticos do documento, abriu espaço para a actividade de caçadores de tesouros. A legislação prevê que as empresas interessadas em procurar navios naufragados em águas colombianas avancem com uma parcela do financiamento e, em contrapartida, recebam uma fracção da carga descoberta segundo o critério da “repetição”. Ou seja, se for encontrado um lote de moedas de ouro o governo colombiano fica com parte delas para si e outras, desde que sejam iguais, podem ser usadas como forma de pagamento à empresa.

Jesus Garcia Calero, jornalista do diário espanhol ABC especializado em assuntos de património, lamentou num artigo que o presidente “não tenha esclarecido de que forma a equipa foi assistida por uma empresa privada”.

Calero defende que o San José, “o galeão ao qual todos os caçadores de tesouros do mundo sonharam alguma vez dar o golpe”, tem uma “história que merece se contada, mas não merece ser vendida”.

O San José fazia parte da frota do rei Filipe V usada em combate contra os ingleses durante a Guerra da Sucessão espanhola. Era, para muitos, a mais importante das embarcações da armada

Ainda em 2013, a propósito da aprovação da nova lei colombiana, a UNESCO evocou a Convenção de 2001 para lembrar que “o património subaquático não deve ser vendido porque pertence a toda a humanidade".

A presidência colombiana, por seu lado, garante que os artefactos encontrados “fazem parte do Património Cultural da Nação, à excepção daquilo que a própria lei estabelece como não o sendo". Num comunicado oficial reitera-se que “a lei permite que se possa dispor dos elementos que não sejam considerados património”.

Que galeão é este?
Com 45 metros de comprimento, 13 de largura e capacidade para aproximadamente 70 canhões, o San José cruzou-se com a armada liderada pelo almirante inglês Charles Wager no dia 8 de Junho de 1708. Os ingleses procuravam impedir os barcos espanhóis de atravessarem o oceano com cargas preciosas, que serviriam para fincanciar o esforço de guerra franco-espanhol.

Uma cena de combate marítimo, que os registos históricos descrevem como violenta e intensa, terminou alegadamente com uma explosão no galeão espanhol, que foi ao fundo de imediato. Terão morrido 600 pessoas e ter-se-á perdido uma carga preciosa. Foi precisamente essa carga, um tesouro cuja existência está ainda por confirmar, que rodeou ao longo dos séculos o San José de uma aura mítica ímpar, matéria para a imaginação e para a criação.

Florentino Ariza, o herói de O Amor nos Tempos de Cólera, do Nobel Gabriel García Márquez, queria aprender a nadar e mergulhar o mais fundo possível para resgatar o seu tesouro e oferecê-lo à sua noiva à distância, Fermina. O próprio autor enumera no romance a dimensão do tesouro que o galeão transportaria nessa viagem que terminou em naufrágio: “No Panamá, onde carregara parte da sua fortuna: trezentos baús com prata do Peru e Vera Cruz, e cento e dez baús de pérolas, reunidas e contadas na ilha de Contadora. Durante o longo mês em que aqui permaneceu (...) carregaram o resto do tesouro destinado a tirar da pobreza o reino de Espanha: cento e dezasseis baús de esmeralda de Muzo e Somondoco e trinta milhões de moedas de ouro.”